Portaborse, alla Camera stipulati 612 contratti

Il dato complessivo che ci risulta è di 612 contratti, dei quali 315 (51%) di collaborazione. Mentre gli altri sono suddivisi tra 150 contratti di lavoro subordinato (25%) e 147 autonomi (24%). Non sono disponibili per ora cifre sugli importi». A fornire i primi dati ufficiali sui collaboratori parlamentari (i cosiddetti «portaborse») alla Camera sono i questori Stefano Dambruoso (Civici e Innovatori) e Paolo Fontanelli (Mdp). Quest’ultimo aggiunge: «Lunedì presenteremo, insieme alla relazione sul bilancio per il prossimo triennio, anche una relazione sullo stato di attuazione degli ordini del giorno approvati. Ce ne erano anche alcuni che riguardavano i collaboratori e credo che lì si troveranno anche queste cifre».

Gli odg approvati sui collaboratori parlamentari 
Esiste infatti un ordine del giorno, accolto in sede di approvazione del Bilancio interno della Camera dei deputati per l’anno 2015, in cui si dava mandato al collegio dei questori di assumere le opportune iniziative affinché, «con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti». Mentre in sede di esame del Bilancio interno 2016, sempre alla Camera, sono stati approvati alcuni odg con i quali è stato accolto l’impegno a «valutare l’opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore sulla base dei principi di trasparenza e di contenimento delle spese dell'Istituzione parlamentare».

Aicp: prima parziale risposta, aspettiamo cifre sugli importi 
Da mesi l’associazione dei collaboratori parlamentari invoca trasparenza, con la messa a disposizione di cifre ufficiali. «Quelle appena fornite sono una prima parziale risposta alle nostre richieste. Ma mancano ancora le cifre più importanti, quelle economiche sugli importi dei contratti, per poter avviare una nuova regolamentazione chiara e trasparente della figura professionale del collaboratore parlamentare». Quanto al dato sui contratti, se è vero che quasi tutti i deputati hanno un loro assistente, non si può stabilire un’equivalenza con il numero di collaboratori perché «non è raro che uno stesso professionista lavori per più parlamentari». E restano poi da acquisire i dati dei collaboratori al Senato, dove, ricorda De Falco, «non esistono ordini del giorno approvati e vincolanti» come alla Camera.

Il budget a disposizione 
Oltre all’indennità (circa 5.000 euro) e alla diaria (circa 3.500 euro), ogni parlamentare riceve un rimborso spese per “l’esercizio del proprio mandato”. Questo rimborso, che ammonta a 3.690 euro alla Camera e 4.180 euro al Senato, serve a sostenere le spese per le attività istituzionali. Metà è sottoposta a rendicontazione quadrimestrale, l'altra metà è erogata forfettariamente. Tra queste spese (che includono anche convegni, consulenze , utilizzo di reti pubbliche di consultazione dati e sostegno alle attività politiche sul territorio) rientra anche quella per il collaboratore. In pratica ogni parlamentare (che ha l’obbligo di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio assistente) decide quanta parte del budget individuale a disposizione destinare ad assumere una sua persona di fiducia. Tipologia e dettagli del rapporto lavorativo sono lasciati alla discrezionalità del politico.

Le proposte dell’Aicp 
Il modello proposto dall’Aicp è quello adottato dal Parlamento europeo in base al quale i parlamentari scelgono da chi essere assistiti, ma il contratto intercorre direttamente con il parlamento, che ha creato un apposito fondo e stabilisce anche i criteri e le modalità del rapporto lavorativo. «In Italia invece - spiega De Falco - ogni rapporto di lavoro viene demandato ad una contrattazione diretta con il singolo deputato senza alcun tipo di standard contrattuale di riferimento né di controllo il che è fonte di opacità e possibili abusi».

I collaboratori parlamentari svolgono un ruolo fondamentale nelle dinamiche parlamentari: lavori di segreteria politica o ufficio stampa; gestione di siti e social media; organizzazione di convegni; scrittura di emendamenti o interrogazioni parlamentari; predisposizione di bozze dei discorsi in aula. «L'insieme dei collaboratori parlamentari è in gran parte formato da giovani professionisti altamente qualificati» ricorda De Falco. Ma sugli importi dei contratti, che in base a stime Aicp si aggirano tra i 100o e i 1.300 euro netti al mese, non sembra ci siano grandi margini per ritocchi al rialzo. «Siamo in una situazione di contenimento dei costi. E gli importi a disposizione sono limitati. Basti pensare che un parlamentare europeo ha a disposizione 23mila euro al mese per i collaboratori, in Germania 15mila» chiosa il questore Gregorio Fontana (Forza Italia).

 

Andrea Gagliardi, Il Sole 24 Ore